mercoledì 19 gennaio 2011

Turista e viandante a Roma (di Massimo Ballo)

Colosseo
Sono nato qui e a lungo insieme ne abbiamo condiviso il luogo. Ma in fondo non ti conosco e abbiamo dimenticato di conoscerci. Percorro le tue vie e inciampo su qualche sanpietrino dissestato. Inciampo anche sui miei ricordi di quando repentino incontravo il tuo sguardo. Di quando la mia timidezza induceva al rossore. Quei rari ma preziosi incontri che dilaniavano il cuore. E alla vista ne seguiva l'incontrollabile sussulto.
Al migliorare della stagione sogno mete esotiche, nel momento in cui tu metti il migliore vestito della primavera e tenti di richiamare la mia attenzione col cinguettio dei passeri festanti e le evoluzioni sfrenate delle rondini. Ma io nulla. Venisti, ma non capii. E ti ignoro, mentre tra le chiese e i tuoi monumenti uno sciamare di turisti con il naso all'insù cerca di introiettare sempiterni dolci ricordi delle giornate passate con te. Mappe e guide tra le mani, parlano, ridono e scoprono tutte le tue millenarie verità. Ognuno poi ritorna alla sua vita di sempre con un frammento di ricordi e con un fardello di storia. Negli occhi di ciascuno, il colore irripetibile del prisma cromatico delle tue vetrate. Ti vedranno d'estate e poi forse mai più.




Tuttavia, io, io sono qui, vivo negli stessi luoghi, ma revoco le memorie col tenue manto della trasparenza. Perdonami, ma non potrei perdonarmi. Perché a distanza quanto tempo indarno. Perché in amore troppe volte ci si distrae ipotizzando inconfutabili certezze, proprio quelle che diventano vuoti incolmabili quando le essenze disgiungono. E un sentimento diventa inconfessato rimbalzando tra le trame del tempo.


Ora bisogna riprendere il dialogo. Ora ritorneremo a frequentarci, a conoscerci. Ti cercherò, ma lascerò che sia il Destino a portarmi a Te. Se lo vorrà e se lo vorrai. Anche se dietro a quella figura viene posto un telo bianco per celare il passato e smerigliare i contorni. Sei ovunque e in nessun luogo. Invocherò crisi e torsioni della linea temporale. Turista io e viandante nella mia città. Alla ricerca. Sarà presto primavera e ti vestirai di rosa.
Millenni di storia in ogni tuo angolo. La Roma dell'impero e quella dei papi; quella dei re e della dittatura. Quella della Repubblica e quella caotica dei nostri giorni.

Angolo tipico di Via dei Banchi Nuovi

Facciata caratteristica su Via dei Banchi Nuovi



Roma, una città antichissima

Il territorio del Lazio fu abitato fin da tempi preistorici da diverse popolazione, come etruschi, latini e volsci.
Secondo la tradizione Roma fu edificata nel 753 a.C., prendendo avvio da un territorio strategico, sulla riva est del Tevere e a poca distanza dal mar Tirreno. Nella zona sono presenti i famosi "sette colli": Palatino, Aventino, Campidoglio, Quirinale, Viminale, Esquilino e Celio. La sua espansione fu rapida e in pochi secoli il suo impero si estese su tre continenti. Le esigenze di comunicazione e circolazione dei beni era molto sentita e, pertanto, furono costruite a raggiera partendo da Roma le strade consolari, come la via Aurelia, la via Cassia, la via Salaria, la via Tiburtina e la via Appia, detta "regina viarum".
La sovranità del Papato sulla zona iniziò con il crollo dell'Impero d'Occidente. Lo Stato della Chiesa nacque con la donazione dal parte del re longobardo Liutprando di ampi territori della regione (728 d.C.). Tutto il territorio del Lazio ne farà parte dal XV al XIX secolo (Breccia di Porta Pia, 20 settembre 1870).



Note:

  • Lorenzo Bersezio, Abitare il Mondo. De Agostini, Novara 2008

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