venerdì 8 aprile 2011

La Fotografia e il Neorealismo in Italia, 1945 - 1965. Mostra al Museo di Roma in Trastevere

La Fotografia e il Neorealismo in Italia 1945-1965
12 Marzo - 25 Aprile 2011



Entro in Trastevere nel tardo pomeriggio di un'assolata giornata di primavera. Il Museo ha sede in un magnifico edificio storico presente in Piazza Sant'Egidio, che un tempo fu sede del convento delle Carmelitane scalze.
Alcuni scalini e, dopo il biglietto, si è subito proiettati nella mostra, al pian terreno.
Dove vengono proposte più di cento fotografie, provenienti dall'archivio del Centro di Ricerca e Archiviazione della Fotografia (CRAF), che rappresentano l'Italia tra il 1945 e i primi anni '60.
Molti gli autori. L'introduzione è dedicata a Luigi Crocenzi, con alcuni scatti che ritraggono anche le borgate romane.
In tutte troviamo l'essenza del neorealismo. Sono immagini che coinvolgono, che emozionano. Esperienze uniche del passato, ma ancora così vive. Il neorealismo, ossia la rappresentazione del "vero". In un rapporto diretto tra macchina fotografica e realtà. L'occhio degli autori non vanno alla ricerca del bello, ma raccontano semplicemente ciò che osservano. Molti visi scavati dalla povertà e dal sole. Nei loro sguardi la guerra e gli orrori appena vissuti. E tanta voglia di riscatto.
Una piazza immensa e un solo tram, che rappresenta l'unica alternativa alle proprie gambe. E poi i bambini, in posti squallidi e degradati, coperti solo da pochi stracci; gambe ignude, ma, comunque, sempre con un sorriso sostenuto dalla forza della vita. Perché il set è semplicemente la vita, quella che, invece, oggi trova nei modelli artefatti dei set cine-televisivi il MUST da inseguire.

Una mostra che non bisognerebbe perdere. Per non dimenticare. Per apprezzare la quotidianità del nostro oggi. Per difendere tutte le nostre conquiste. Per non abbassare la nostra attenzione su tutti i temi nazionali e mondiale che porterebbero nocumento irreversibile alla nostra salute fisica e intellettiva.

Fuori dalla mostra la vita di un quartiere semplicemente unico. Santa Maria in Trastevere, con i suoi artisti di strada. Gente di ogni nazionalità, mescolata in un rapporto di tacita fratellanza. Solo pochi decenni fa la guerra, le divisioni e l'odio. Gli orrori delle dittature di ogni colore, perché le dittature non hanno colore. Né verità da proporre o da salvare. Il totalitarismo impone la totale conoscenza del parziale.
Un invito alla lettura delle opere di Italo Calvino, che "dimostrava la disumanità degli assolutismi, la inumanità dell'essere o pensare manicheo". Attraverso le sue allegorie, viviamo le emozioni di un uomo dimidiato, così profonde, ma, tuttavia, così parziali ed estreme.



Al piano superiore del museo troviamo la stanza di Trilussa. Nell'entrarvi si avverte la presenza del poeta. Ogni oggetto ci racconta di lui: i suoi quadri, i suoi diversi ninnoli. "La stanza si configura come un contenitore dentro il quale lo spettatore viene coinvolto in un racconto non più solo da leggere ma soprattutto da vivere." Fonte: La stanza di Trilussa

Una sua poesia in chiusura.


L'Aquila
di Trilussa

L'ommini so' le bestie più ambizziose,
― disse l'Aquila all'Omo ― e tu lo sai:
ma viettene per aria e poi vedrai
come s'impiccolischeno le cose.


(...)


Vedi quela gran folla aridunata
davanti a quer tribbuno che se sfiata?
È un comizzio, lo so: ma da lontano
so' quattro gatti intorno a un ciarlatano.


>>> Testo integrale <<<





NOTE
  • E. Di Nolfo, Le paure e le speranze degli Italiani (1943-1953), Mondadori, Milano 1986
  • Trilussa, Cento favole, Mondadori, Milano 1995.

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