martedì 10 luglio 2012

La Resurrezione di Lazzaro. Caravaggio a Roma Palazzo Braschi.

Sul finire del 1607 e gli inizi del 1608, Caravaggio giunge a Malta, una città fortificata e in costante stato di guerra contro i turchi. Qui, in particolare, esegue la "Decollazione del Battista", ubicata a La Valletta presso la Cattedrale di San Giovanni. Ma, da Malta dovrà ben presto fuggire. Infatti, arrestato e assicurato alle carceri del Forte Sant'Angelo - forse perché si era venuto a conoscenza del vero motivo che lo aveva indotto a lasciare Roma (si ricorda che nel corso di una lite uccide Ranuccio Tomassoni) - Caravaggio  in seguito alla fuga riuscirà a raggiungere la Sicilia nell'ottobre del 1608.
A Siracusa dipinge la "Sepoltura di Santa Lucia", su commissione del Senato siracusano. Tuttavia, forse perché non ancora sufficientemente al sicuro rispetto alle possibilità di interventi nei suoi confronti da parte dei Cavalieri di Malta, il Merisi in seguito preferirà soggiornare a Messina.
Sarà proprio qui - come ricorda il Bellori - che l'artista realizzerà la "Resurrezione di Lazzaro", nella Chiesa de' Ministri degli'infermi. La Resurrezione di Lazzaro gli sarà commissionata dal mercante genovese Giovanni Battista de' Lazzari e il riferimento al soggetto dell'opera sembrerebbe proprio ispirato al lignaggio del committente.
Sempre per la parentesi siciliana, nell'agosto del 1609, Caravaggio sarà a Palermo.

La tela.
Dalla dominante scura, che lascia intravedere nella penombra l'ambientazione, il Cristo si distingue nettamente in primo piano sulla sinistra. La realizzazione del soggetto religioso pone in risalto la perentorietà del gesto dispositivo. La natura realizza il comando ridonando al Lazzaro la vita e nuova forza ai muscoli. Così solo il Cristo riesce a conferire conforto ai dolori dell'Umanità e dare speranze nella redenzione. Le braccia di Lazzaro, richiamano la Crocefissione.

Pannelli informativi: appunti della visita.
La consultazione dei pannelli informativi che introducono alla tela sono di sicuro interesse. Costituiscono un lavoro pregevole da cui è possibile apprendere le analisi e le tecniche di restauro.


Dagli anni 50 dello scorso secolo ad oggi, le tecnologie sono cambiate. Oggi gli approfondimenti diagnostici hanno permesso di restituire l'antico valore della pittura del Caravaggio, con la rimozione delle alterazioni che nel tempo ne hanno compromesso la forza comunicativa e l'impatto. In quattrocento anni sono stati complessivamente quattro gli interventi di restauro.

Il primo restauro fu eseguito da Andrea Suppa, al quale dai Padri Crociferi già dal 1670 venne chiesto di dare luminosità alla pittura. Venne eseguito con un lavaggio ad acqua e ciò causò probabilmente un parziale danneggiamento, al punto, sembrerebbe, da sollevare all'epoca critiche piuttosto serrate.
Nel 1820 un altro intervento venne realizzato da Letterio Suppa, che essendo egli stesso pittore effettuò dei ritocchi pittorici, con una successiva adozione di una soluzione conservativa a base di resina.
Il restauratore toscano G. De Bacci Venuti nel 1921 ha curato l'intervento con apprezzabili risultati, procedendo con la rimozione di alcuni dei ritocchi delle precedenti azioni. Ha saputo restituire all'opera l'originario splendore.
Nel 1951 ci fu l'intervento dell'Istituto Centrale per il Restauro che si dedicò fin da subito al rafforzamento della struttura con una foderatura della tela ("a colla pasta"), per poi passare alla rimozione delle ridipinture. A titolo di esempio, sulla Maddalena le varianti avevano conferito una luce falsa dei capelli e anche il Cristo nel corpo e nelle vesti avevano subito delle modifiche. Questi interventi hanno permesso il recupero integrale dei colori originari.

Scheda intervento 2011- 2012




Osservando il dipinto, vengono evocate alla mente alcune similitudini:

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