giovedì 21 marzo 2013

Tiziano alle Scuderie del Quirinale


APPUNTI ASPETTANDO LA VISITA DELLA MOSTRA

Sono stato in passato a Pieve di Cadore e vi ho soggiornato. Una località fatta di gente concreta, abituata a lavorare sodo. Ospitale e genuina. Verde in ogni dove e aria fine che ti riempie i polmoni.
Qui ha trovato i natali il Vecellio. Il pittore che ha attraversato secoli di storia dell'arte col solo nome di battesimo: Tiziano.
Non è accertata la sua data di nascita, ma sicuramente ebbe una vita molto lunga. Conoscere con certezza  almeno l'anno di nascita di un artista, significa comprendere quando questi verosimilmente ha potuto dare alla luce delle opere di mano propria.
Una corrente storiografica pone la data di nascita del divin pittore intorno al 1477, consegnando così alla storia un Tiziano quasi centenario, essendo accertata la data della sua morte, avvenuta nell'estate del 1576. Tuttavia, i più optano per una nascita collocata tra il 1488 e il 1490.
La prima corrente si basa sulla lettera scritta da Tiziano al sovrano spagnolo Filippo II il 1º agosto 1571 per chiedergli il saldo di alcune opere, nella quale l'artista afferma di avere novantacinque anni (conseguentemente, la nascita andrebbe collocata nel 1477). In questa occasione è plausibile pensare che il pittore si fosse aumentato l'età per impietosire il sovrano.
Coloro che invece tendono a spostare di un decennio più tardi i suoi natali, poggia la tesi su quanto scritto dall'amico Ludovico Dolce e dallo stesso Giorgio Vasari. Nel "Dialogo della pittura, intitolato l'Aretino" del Dolce, egli afferma che avrebbe eseguito degli affreschi al Fondaco dei Tedeschi, databili tra il 1508 e il 1509 "avendo [...] appena vent'anni".
E' tuttavia accertato il luogo di nascita: Pieve di Cadore. A circa 150 Km di distanza da Venezia e in posizione strategica rispetto alle vie di comunicazione commerciale tra Italia, Austria e Baviera. Il Cadore apparteneva dal 1420 alla Serenissima, ma sotto l'influenza dell'Impero e legato a Venezia soprattutto per ragioni commerciali. E il forte rapporto che legava il Cadore a Venezia può essere evinto anche un dipinto del cugino di Tiziano, Cesare Vecellio, che nella sua tela la Dedizione del Cadore a Venezia del 1599, ritrae una personificazione del Cadore nell'atto di mostrare la propria fedeltà alla raffigurazione in seduta di Venezia, con scettro alla mano.
Il Dolce ci racconta che Tiziano fu mandato a Venezia dal padre, insieme ad un suo fratello, a casa di un zio paterno, Antonio. Fu avviato ad una prima esperienza pittorica presso la fabbrica dei mosaici di San Marco. Successivamente entrò nella bottega di Gentile Bellini, per poi collaborare con il fratello Giovanni, probabilmente alla morte del primo. Per l'occasione forse troviamo un intervento del giovane Tiziano nella "Pala di San Zaccaria", del 1505.

Sullo sfondo di quei periodi a cavallo tra il Quattrocento e il Cinquecento, in rilievo le difficoltà economiche e sociali della Venezia. La peste che flagellò la popolazione nel 1504-1505 e poi nel 1510; la crisi economica dovuta all'apertura delle vie verso le indie dai portoghesi, che di fatto sancì la fine del monopolio nei commerci con l'Oriente. Ma anche il conflitto rovinoso contro la Lega di Cambrai e le costanti minacce al predominio veneziano sul mediterraneo orientale da parte dell'Impero ottomano, che indussero Venezia,  la Roma dei papi, ma anche l'Ungheria, a costituirsi in una lega anti-turca.
Fu Benedetto Pisano il condottiero protagonista degli eventi bellici, che arrivò anche alla conquista della fortezza di Santa Maura (estate del 1502), grazie soprattutto alle operazioni delle forze navali del papa Borgia, al cui comando si distinse, sebbene senza celebrazioni, il cugino Iacopo (nobile veneziano e vescovo di Pafo). Fu proprio questi che volle celebrare, o auto-celebrarsi, attraverso un dipinto affidato proprio al giovane Tiziano, probabilmente in ragione della sua esperienza presso i fratelli Bellini.

Jacopo Pesaro presentato a san Pietro da papa Alessandro VI
E' probabile che l'opera fosse realizzata entro il 1503, sia in quanto il committente Jacopo Pesaro mancò da Venezia nei tre anni seguenti, sia perché per l'occasione si desiderasse con probabilità celebrare la morte del papa Borgia, al quale il primo doveva riconoscenza avendolo nominato vescovo nel 1501.
L'olio su tela mostra le tre figure in primo piano, con San Pietro in trono a sinistra, Jacopo Pesaro inginocchiato e dietro di lui papa Alessandro VI. Il Santo è disposto in posizione elevata grazie al gradino con il bordo impreziosito da bassorilievi in stile classicheggiante, nel quale si distingue un Cupido nell'atto di lanciare una freccia in direzione di Venere, che ne determina il richiamo a Pafo e, quindi, Cipro, dove si riteneva che la Dea fosse emersa dalle acque. La disposizione di questi elementi rispetto a quella di supremazia del Santo, lascia pensare alla volontà di rappresentare il trionfo del cristianesimo sul paganesimo e in forma traslata sugli ottomani. Sullo sfondo viene rappresentata una parete scura, mentre più a destra si distingue un paesaggio marino con delle galere disposte in posizione di guadagnare le rotte del mare.
Il Pesaro indossa il mantello nero dei cavalieri di Malta e tiene con entrambi le mani lo stendardo con le insegne dei Borgia, che simboleggia il ruolo delle galere pontificie nella battaglia.

Cambrai, Lega Di

Enciclopedie on line
Cambrai, Lega di Alleanza stretta il 10 dic. 1508 fra l'imperatore Massimiliano I d'Asburgo, Luigi XII di Francia, papa Giulio II e Ferdinando il Cattolico contro Venezia, accusata di aspirare al dominio d'Italia. I veneziani ritrovarono poi l'appoggio del papa in funzione antifrancese aderendo insieme alla Spagna alla Lega santa (5 ott. 1511).
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Il conflitto con la Lega di Cambrai fiaccò molto Venezia. Alle notevoli perdite umane, amplificate anche dalla peste, si aggiunse una crisi economica per il pesante esborso derivante dalla lunga guerra. L'immagine di prosperità e fiorenza della città fu di fatto cancellata.
Il Tiziano trovò spazio nell'opera di propaganda politica veneziana; lavorò con coinvolgimento emotivo, egli stesso ferito per gli eventi bellici che straziò pure il Cadore. Venezia era sprofondata in una crisi credibilità e peso internazionale.
E a questo punto una piccola digressione si interseca col tema. Perché non sono pochi a domandarsi: cos'è l'arte? Qual è la sua funzione?
(da completare)
Così fu chiamato a realizzare un ciclo di affreschi presso il Fondaco dei Tedeschi, situato vicino a Rialto lungo il Canal Grande. Presso il Fondaco lavorò nel 1508 con il Giorgione (Giorgio di Castelfranco), all'epoca suo maestro, rispetto al quale, secondo fonti autorevoli, si distinse nei risultati, tanto da provocare in quest'ultimo una crisi e tra i due pittori forse anche un conflitto.
Tiziano realizzò Giuditta, una figura biblica. Forte nell'impatto, con un piede sulla testa di Oloferne e con la mano destra che vibra minacciosa una spada in direzione di un soldato in armatura. Il Vasari in merito afferma con certezza e senza dubbio alcuno che si tratti di un militare tedesco. Se ne deduce che l'azione minacciosa della Giuditta, raffigurante Venezia, fosse da intendere un attacco metaforico all'Imperatore tedesco della Lega di Cambrai, in nemico più temibile tra i componenti della stessa.
Tiziano, prima di recarsi a Padova intorno al 1510 eseguì sempre per la Serenissima una pala d'altare con San Marco in trono tra i santi Cosma, Damiano, Rocco e Sebastiano. L'opera può essere considerata un ex voto legato alla conclusione dell'epidemia di peste. Non sono casuali le scelte dei personaggi rappresentati, con i Santi Cosma e Damiano, detti 'Medici di Cristo', San Rocco, protettore dal terribile flagello, e San Sebastiano, anch'egli il principale Santo protettore invocato contro la peste. L'evangelista San Marco evidentemente in posizione alta e centrale, simboleggia Venezia e le istituzioni governative.
Nel dirigersi a Padova nel 1511 con altri pittori fu chiamato a realizzare tre opere all'interno di un ciclo dei Miracoli di sant'Antonio da Padova nella Scuola del Santo a Padova. Anche in questa occasione il Tiziano seppur giovane si distinse come l'artista più moderno. Realizzò il Miracolo del neonato, il Miracolo della donna ferita e il Miracolo del piede risanato, confrontandosi con i difetti dell'uomo, con i suoi eccessi, con la sua violenza; con l'intervento divino, che per mano del Santo offre le uniche risposte alle fragilità umane.
Tuttavia, in questi tre affreschi si riscontra il messaggio politico e propagandistico del perdono e della riconciliazione tra Padova e Venezia, essendosi macchiata la prima del tradimento per essersi consegnata alle truppe imperiali.
Ma non solo di propaganda il Vecellio diviene autore; in Amor Sacro e Amor Profano (1515 circa) ritrae soggetti mitologici, dimostrando di aver assimilato la maniera del suo maestro Giorgione. E ancor prima in Concerto campestre (del 1510 circa) Egli cala, all'interno dei temi della musica, la sensualità esaltata dalla complicità e dall'intesa dei due ragazzi con gli strumenti. Concerto e intesa tra i due interrotti dal ragazzo con le vesti più modeste, forse un pastore attratto dalla musica, ma estraneo e lontano dal contesto elevato di musica e poesia. La donna di sinistra, in piedi nell'atto di versare acqua pura di fonte, viene proposta a simbolo di purificazione e riparazione degli equilibri e dell'armonia interrotta.
Dal 1513 in poi Tiziano sarà sempre più inserito nel contesto della Serenissima, aggiudicandosi anche commissioni per il Palazzo Ducale. Fu nell'occasione che con coraggio e convinzione l'artista rifiutò l'invito di Leone X a trasferirsi a Roma. In una lettera al doge, infatti, il Maestro ribadì indirettamente la volontà di rimanere al servizio della Serenissima, chiedendo di intervenire nella Sala del Maggior Consiglio per la realizzazione della Battaglia di Cadore. Nel 1516 la morte di Giovanni Bellini segnò la consacrazione per il Vecellio, che potrà ricevere commissioni di sempre maggiore pregio.
Fu nello stesso anno che si recò a Ferrara presso la Corte degli Estensi retta dal duca Alfonso I, che apprezza la compagnia a corte di pittori, letterati (Ludovico Ariosto compone a Ferrara l'Orlando Furioso) e musicisti. Per certi versi la visita servì anche a riannodare i rapporti tra Venezia e gli Estensi. Per l'occasione il maestro realizzò il Cristo della moneta, una tavola ad olio a cui forse il Vasari fa riferimento testimoniandone la collocazione su una porta di uno studio di Alfonso I d'Este. Il nesso a riferimento con la celeberrima citazione pronunciata dal Cristo "Date a Cesare quel che è di Cesare", aveva forse nelle intenzioni del committente il rimarcare l'autonomia dell'autorità statale dalle ingerenze delle competenze ecclesiastiche. Sempre per lo studiolo privato del Duca, il "camerino d'alabastro", tra il 1518 e il 1523 Tiziano decorò l' Offerta a Venere(1), il Baccanale (Gli Andrii)(1) e il Trionfo di Bacco e Arianna(2). Soggetti mitologici di matrice classica di assoluto interesse per l'effetto realistico delle forme e degli elementi naturalistici, per l'impatto nei colori densi e brillanti, sia nelle pose plastiche e che nella sensualità trasmessa.
Nel Baccanale la moltitudine di personaggi presenti sull'isola di Andros si abbandonano al vino, il dono del dio Bacco, il cui arrivo è simboleggiato dalla nave sullo sfondo di destra. L'acqua è trasformata nel divin nettare, che scorre nel fiumiciattolo al centro della scena. Nel complesso si allude al trionfo della gioventù e della pienezza della vita che anima quell'età. In netta contrapposizione con la scena del lussureggiante giardino, si noti un vecchio sdraiato nell'angolo di destra. Egli dallo sguardo languido in direzione della festa è latore del messaggio che tutto finirà inesorabilmente, l'ebrezza gaudente della giovane età, le pulsioni sessuali e la spensieratezza.
Dal 1518 riuscirà ad inserirsi nell'orbita delle committenze ecclesiastiche. A Venezia nella Basilica di Santa Maria Gloriosa dei Frari, comunemente detta solo dei Frari, Tiziano ricevette in commissione dal priore del convento francescano la realizzazione della pala d'altare, la celeberrima Assunta. L'assunzione in cielo della Madonna, tratta l'angusto tema teologico della divinità della Vergine, particolarmente sentito dai francescani. Dalle parole del Dolce captiamo l'effetto di un'opera rivoluzionaria, destinata a costituire un riferimento per i pittori dell'epoca. Al punto di aver fatto esprimere delle perplessità da parte dei frati per le dimensioni e la posizione centrale data agli apostoli. Controversia risolta di fatto dall'ambasciatore dell'imperatore Carlo V, che offrendosi per l'acquisto, di fatto ne riconobbe tutto il suo valore. Rivoluzionaria anche per l'impostazione dei personaggi, che non sono più rivolti verso l'osservatore secondo l'impostazione classica, ma mostrando le spalle partecipano in adorazione alla scena.


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POST IN CORSO DI REDAZIONE
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NOTIZIE

  • (1) Museo del Prado a Madrid
  • (2) National Gallery a Londra


NOTE
Fonti:
  • Fabrizio Biferali, Tiziano, il genio e il potere. Editori Laterza, Bari 2013
  • Augusto Gentili, ART Dossier, Giunti
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