lunedì 6 agosto 2012

Fontana delle Naiadi in Piazza Esedra



Il paesaggio che quotidianamente viviamo, magari sfrecciando con i nostri motori rombanti, costituisce il riferimento culturale per eccellenza, spesso narrandoci anche racconti fantastici. La storia è il substrato imprescindibile da cui scaturiscono i valori di ispirazione consci e inconsci delle nostre azioni. Non è il marchio della nostra auto o lo squillo del telefonino hi-tech che ci dice chi siamo e quali sono le nostre origini. Non possiamo vivere un luogo senza sapere chi ha contribuito a crearlo e senza contribuire noi stessi a consegnarlo a coloro che ci succederanno.
Camminiamo forse troppo distrattamente tra le strade della città dove siamo nati e dove viviamo senza cogliere quei dettagli architettonici e artistici che ci caratterizzano e ci distinguono. Vivendo in una città come Roma si corre il serio rischio di finire per non avere nulla, perché si ha tutto. Dalla storia degli Antichi e finanche degli antichissimi, considerato che vi si conserva il maggior numero di obelischi eretti.
Questa riflessione fa il suo capolino ogni qual volta ho la possibilità di soffermarmi su un bene della nostra cultura. Le fontane ravvivano spesso le nostre piazze. Vi giriamo intorno cavalcando i nostri mezzi, traditi il più delle volte dalla routine e dalle abitudini che ci convincono che queste "opere spruzzanti" facciano parte integrante della circolazione stradale. Tutto ciò contribuisce a incrementare l'aggressione dei materiali da parte degli agenti atmosferici, come gli inquinanti di varia natura che ne annerisce la superficie.
E passandovici a piedi accarezzando la pietra, capita di vedere alghe verdi che aggrediscono il marmo. Fenomeno in buona parte causato da agenti biodeteriogeni agevolati dalle condizioni ambientali, come la calura dell'estate e dall'esposizione. Ma ciò è dovuto anche dall'incuria o, per meglio dire, alla maleducazione di chi utilizza la fontana per raffreddare le bottiglia dell'acqua e delle bibite o per fare un pediluvio. Capita a volte di vedere galleggiare nell'acqua carte e sporcizia di ogni genere. Di vedere affiorare fogliame secco e residui vegetali caduti dagli alberi che, generando un deposito melmoso, ostruisce il regolare defluire e causa un pernicioso trabocco dell'acqua.

Sono considerazioni che vengono offerte dalla consultazione, con un anno di distanza e datato 2011-08-23, di un articolo dei «Il Messaggero», in cui si illustra l'intervento di ripulitura della fontana delle Naiadi a Piazza Esedra. In quella occasione le alghe stavano risalendo fino ad interessare le Ninfe dei Laghi, dei Fiumi, delle Acque Sotterranee e degli Oceani.

E' un trattamento di degrado che non merita la fontana di Piazza della Repubblica, nell'esedra delle Terme di Diocleziano, realizzata inizialmente sulla base del progetto dell'Arch. A. Guerriri, dopo un'operazione di risistemazione dell'area.
Un intervento postumo ha permesso di realizzare le statue affidando il progetto allo scultore palermitano Mario Rutelli. Il rilascio alla cittadinanza, che avvenne nel 1901, fu anticipato da polemiche, perché si vociferava che le sculture avrebbero rappresentato figure femminili in pose audaci. Le polemiche si placarono al calare dei teloni, i quali scoprirono un lavoro meraviglioso.

Ai lati le figure rappresentano quattro ninfe acquatiche: la Naiade dei Fiumi, la Naiade degli Oceani, la Naiade dei Laghi e la Naiade delle Acque Sotterranee, ciascuna con un animale rappresentativo del rispettivo ambiente. Al centro troviamo una figura maschile che afferra un delfino, Glauco. Una storia triste la sua, perché il suo amore per Scilla, la più bella delle Naiadi, causò la furia vendicatrice di Circe. La quale, innamorata a sua volta di Glauco, la trasformò in mostro marino, pronto a distruggere, insieme a Cariddi, le navi in transito nello Stretto di Messina.




NOTE
fonti: Salvatore Spoto, Le fontane, Edizioni Coralli, Roma 2010