domenica 19 febbraio 2012

Passeggiata tra le torri di Roma

Alla ricerca delle tracce medievali


Dalla Torre della Scimmia di Palazzo Scapucci a Tor Millina, passando per Tor Sanguigna.


Ogni volta che leggo le pagine di Luigi Malerba, ne vengo catturato dall'esposizione e dalla composizione stilistica, fino a sprofondare in una lettura appassionata. In questa occasione il riferimento che faccio è a "Parole al vento", un lavoro che, pur costituendo di fatto un testo un po' anomalo, tuttavia non fa eccezione per le emozioni che le sue pagine riescono a trasferire. Infatti, come molti sapranno, l'opera, curata della figlia Giovanna Bonardi, propone una raccolta selezionata di interviste rilasciate dal padre Luigi nel corso della sua attività, il quale, egli stesso, le ha supervisionate e approvate in funzione della pubblicazione.
Per certi aspetti il libro nel "format" ricorda Plutarco, in "Questioni Romane", in cui troviamo una serie di domande sulle tradizioni e i costumi di Roma, cui seguono interessanti risposte.
Sono molti gli argomenti trattati in "Parole al vento". Tra questi, l'impegno dell'Autore verso l'Ambiente spicca preponderante. Ma ci sono anche pagine dedicate all' "Abitare a Roma" (p. 161 e ss).




Se ci si trova a passeggiare per via del Corso, è possibile che si venga attratti dalla bellezza e dalla maestosità di piazza Colonna e che, quindi, si senta presto la voglia irrefrenabile di deviare dal percorso programmato. Si curva e da lì si è sempre più attratti verso l'interno, verso l'intima beltà di Roma. Il passaggio diviene allora obbligato: le indicazioni verso le celeberrime piazze della Città Eterna ci distraggono e ci confondono, fino a farci perdere il controllo delle gambe. Si sussegue in autonomia il passo e già da piazza Montecitorio il canto delle sirene si percepisce via via più distinto, fino spingerci alla volta del Pantheon: un'altra tra le tante bellezze di Roma, certamente non inferiore ad altre.
Ma se, al contrario, si riesce a recuperare per tempo la capacità di resistere alla forza magnetica esercitata dai luoghi più famosi, è possibile raggiungere e visitare architetture non meno interessanti e non meno emozionanti.
Pertanto, se scendendo verso piazza Campo Marzio e, quivi giunti, invece di deviare a sinistra per via della Maddalena si prosegue dritti per poi voltare in via della Stelletta, una volta attraversata via della Scrofa ci si para davanti un angolo d'altri tempi. Una romanità che per un momento ci sospende dai rumori dei motori, con le loro maleodoranti emissioni nocive. Qui si ha la sensazione di aver trovato uno dei rari quadrifogli in uno sconfinato tappeto di fiori rinascimentali che caratterizza la Roma dei papi. In via dei Portoghesi, infatti, scopriamo Palazzo Scapucci, con la Torre della Scimmia in esso inglobata. Al momento in cui si scrive, è con vero piacere che si riscopre il palazzo recuperato e liberato dal grigiore e dal degrado del tempo e dell'incuria, grazie a lavori di restauro che sono in via di conclusione.
Proseguendo per via dei Pianellari, si costeggia il fianco sinistro della Basilica di Sant'Agostino in Campo Marzio, con la possibilità di entrare in questa fantastica chiesa da una piccola porticina, come alternativa all'entrata principale sulla piazza a seguire, con la sua imponente facciata preceduta da una scalinata. La Basilica ospita un capolavoro di Caravaggio, la "Madonna di Loreto", detta anche "Madonna dei Pellegrini" e un importante affresco parietale di Raffaello Sanzio, "Il Profeta Isaia". Proseguendo, una volta giunti sulla piazza di Sant'Agostino, oltrepassato l'arco sulla destra si accede in Piazza delle Cinque Lune, che ci porterà, entro pochi passi, ai piedi di Tor Sanguigna, nell'omonima Piazza.
Tuttavia, non ancora parchi sappiamo che nei pressi si trova un'altra Torre, quella dei Millini. L'edicola sacra alla Madonna Assunta ci indica la strada. Sulla sua sinistra addentrandoci troviamo un altro angolo pittoresco. E' necessario imboccare Vicolo di Febo e, a seguire, percorrere Via di S. Maria dell'Anima per scorgere Tor Millina.

Ordunque, perché il riferimento al Malerba fatto all'inizio di questo POST? Egli con la propria famiglia ha abitato a Roma, precisamente "per quattro decenni in via Tor Millina". All'inizio dell'intervista a pagina 162 del testo citato in apertura parla di Roma come di città unica anche per gli effetti terapeutici e di conforto nei "momenti negativi della vita che piovono ogni tanto dal cielo sugli umani". So di cosa parla perché conosco il sentimento sulla mia stessa persona, così come anche del sostegno che si può avere attraverso le espressioni delle opere di interesse storico-artistico.
Roma uscirà a breve dall'inverno e presto sarà nel pieno dell'esplosione primaverile. Il tragitto che mi porta al lavoro sarà tra non molto diverso. L'aria tiepida e i colori vividi esalteranno ancor di più i monumenti e le grandiose architetture. Cambierò strada per assaporare il lungotevere, per immergere il mio sguardo nel Circo Massimo. Sarà difficile distaccarmi per proseguire verso le quattro mura di un lavoro lungo e tedioso, dalle sorgive menti insipienti. Ma le ore del sole si allungheranno e per il ritorno rinnoverò il rito, entrando finanche nella zona riservata, quando ciò sarà permesso dal display con su scritto: "VARCO NON ATTIVO". E così cavalcherò le mie due gomme alla vista del Colosseo, di Piazza Venezia, di Corso Vittorio Emanuele II. Appena posso, infatti, fuggo in questi luoghi, per ritrovarvi l'energia d'altri tempi. Per incontrare nuovamente me stesso, con le mie nuove vecchie consapevolezze.
Col passar del tempo ne testimonio il loro cambiamento. Hanno via via perduto questi luoghi la genuinità, anche se per certi aspetti ciò a vantaggio della mescolanza di origini ed etnie, con conseguente affievolirsi del provincialismo. L'incontro dell'altro nell'esaltazione del confronto tra diversità di realtà culturali costituisce sempre occasione di arricchimento. Nelle vie e nelle piazze dell'antichità, del Rinascimento e del Barocco echeggiano spesso ritmi sudamericani e note musicali dai paesi anglofoni. THE WALL è suonato spesso al Pantheon per abbattere ogni muro di separazione e segregazione.
Non di meno, tuttavia, ognuno per propria parte dovrebbe concorrere al conseguimento di preziosi equilibri, che nell'insieme possano garantire almeno la misura del sostenibile, fino al raggiungimento delle condizioni dell'auspicabile come traguardo. Il contesto cui fa riferimento il Malerba descrive una situazione che muta profondamente l'habitat. Attualmente in via di Tor Millina resiste ancora una bottega di carni fresche dal fascino vintage, che trasmette tradizioni e antichi sapori. Tutt'intorno sono sorte però "paninerie, spaghetterie, similpub, creperie, gelaterie [...] che hanno stravolto l'ambiente", tanto che "alla mattina il selciato è pieno di bicchieri di plastica e cartacce". Il macrocosmo, costituito dalla comunanza culturale, non deve fagocitare il microcosmo, fatto di tradizioni e identità locali. Se è vero che non possiamo perdere nemmeno una occasione di integrazione, di contro non possiamo al contempo dispendere la parola e i riti dei nostri avi. Il vero progresso passa per una pacifica convivenza civile, nel rispetto delle specificità dettate dalle tradizioni. Anche il rispetto per l'Arte, l'Architettura e l'Ambiente ne costituisce una manifestazione.


Il Medioevo a Roma
Rione Ponte


Non è facile trovare tracce della Roma medievale: le diverse torri e fortezze che sono state costruite dal IX sec. in avanti per la maggior parte sono andate distrutte a seguito di interventi urbanistici e terremoti [cfr fonte: medioevo.roma >>].
Il valore che questo patrimonio esprime negli aspetti architettonici e artistici, testimonia anche da un punto di vista storico la portata del rapporto sul finire del primo secolo tra il papa e l'aristocrazia romana, dato che quest'ultima ne considerava la nomina un momento per misurare i rapporti di forza politica interna con l'imposizione di componenti del ramo familiare.

Di seguito vengono riportati tre esempi di strutture visibili lungo un percorso proposto:


Sant'Antonio dei Portoghesi
Torre dei Frangipane, detta della Scimmia

Con accesso da via dei Portoghesi, la torre dei Frangipane si trova inserita tra via dell'Orso e via dei Pianellari. Di origine medievale, oggi tuttavia si presenta in forme quattrocentesche. Inglobata in Palazzo Scapucci, fu fatta costruire in origine nell'XI secolo dalla Famiglia romana dei Frangipane tanto che qui vi nacque nel 1014 Oddone, dalla Chiesa proclamato santo e le cui reliquie vengono conservate in Ariano di Puglia.
Come testimoniato dalla scritta incisa all'interno di una corona sulla facciata di via dell'Orso, una primitiva struttura del palazzo vicina alla torre fu fatta costruire nel 1507 da Pietro Griffo, vescovo di Forlì. Questi cedette il palazzo e la torre al Convento di S. Agostino (in cui è oggi sede l'Avvocatura Generale dello Stato), che ne disposero subito dopo il trasferimento in enfiteusi alla famiglia Dolce. Con il matrimonio tra Modesta Dolce e un membro degli Scapucci (Marcello?) l'immobile passò a questa famiglia. Gaspare Scapucci ne dispose l'ampliamento del palazzo su progetto di Giovanni Fontana, tra la fine del Cinquecento e i primi del Seicento. In questa occasione l'edificio e la torre diventarono un unico complesso.
Secondo altre fonti, fu con la morte di Mario Frangipane nel 1654 ed estinzione dinastica che la torre transitò agli Scapucci. Uno stemma di questa famiglia è visibile dalla parete di una bottega in via dell'Orso.


Palazzo Scapucci e Torre della Scimmia
La torre in laterizio presenta per ciascun lato quattro ordini di finestre a mostra marmorea. Da via dei Portoghesi è ben visibile la cornice che corre sotto le finestre a finitura dell'ultimo piano. La torre termina con una terrazza a pianta maggiorata e, quindi, sostenuta da beccatelli. La merlatura è pressoché assente.
La torre dei Frangipane è meglio conosciuta a Roma come “Torre della Scimmia”, in conseguenza ad una nota leggenda che giustifica la presenza sulla sua cima della “Madonna della Scimmia” - con una mezzaluna e una stella, simboli della famiglia - perennemente illuminata da una lampada ormai da secoli.
Dello stabile colpisce l'elegante portone dal cui profilo bugnato spicca lo stemma  araldico degli Scapucci (mezzelune e stelle, appunto), nonché le colonne doriche a parziale sostegno della sovrastante balconata.




Statuina della Madonna con il lume sempre acceso

In merito alla leggenda, si racconta che un giorno una scimmia domestica che viveva in casa Scapucci avrebbe portato tra le braccia sulla torre l'unico figlio dei proprietari. I genitori tornando a casa, una volta arrivati nei pressi, videro una folla di gente con lo sguardo rivolto alla cima della torre. Alzato lo sguardo, impallidirono nello scrutare la scimmia sulla cima della torre con sé il pupillo, che da quella situazione rischiava di precipitare.

Il padre pregò la Vergine e il miracolo avvenne come testimonia la statuina della Madonna sulla torre con un lume sempre acceso.









Tor Sanguigna
Tor Sanguigna

Tor Sanguigna, roccaforte della famiglia Sanguigni, è un'altra delle torri medievali di Roma. Molto vicina a Piazza Navona, è situata ad angolo tra via Zanardelli e piazza di Tor Sanguigna (che assume il suo toponimo proprio dall'antica torre). Della costruzione del XIII secolo oggi sono visibili solo le facciate stradali, dato che nel XIX secolo fu costruito un palazzo che ne inglobò i due lati interni. In verità una piccola porzione di terzo lato ricavato dal retroposizionamento del palazzo sulla piazza è appena visibile grazie ad una mensola appena sporgente.
La torre è realizzata in mattoni di laterizio e blocchi di tufo, alternati nella sua parte iniziale. La composizione conferisce un colore rossastro, tanto che ne ispirò la fantasia del popolo anche in ragione del nome della torre.
Originariamente sul lato di via Zanardelli era previsto l'accesso. Ad oggi, da una attenta osservazione, se ne può distinguere il residuo profilo superiore dell'arco.
La torre è caratterizzata da una asimmetricità degli affacci, con quattro finestre su un lato e due sull'altro: solo quest'ultime presentano le mostre in marmo. Come curiosità, si richiama l'attenzione su una piccola testa incastonata nel muro a livello del primo piano, forse antico reperto storico.
La torre termina con una merlatura dove poco sotto sono ancora presenti dei supporti per le travi di legno da dove si poteva lanciata la pece o l'acqua bollente sugli assalitori.


Edicola sacra

La famiglia Sanguigni rimase proprietaria della torre fino al Quattrocento.  Nel medioevo questa fu teatro di fatti violenti e delitti legati alle lotte baronali, diventando così l’emblema della zona nei pressi di piazza Navona.
Nel Rinascimento la zona si caratterizza per la presenza di molte cortigiane, che, tuttavia contrariamente a quanto si possa immaginare, per maggior parte erano donne coltissime e assidue frequentatrici della Chiesa di Sant'Agostino.













Tor Millina





L'antica e nobile famiglia dei Millini o Mellini, molto agiata, nel tempo si divise in due rami, di cui uno ebbe numerosi possedimenti nella zona di Piazza Navona, tanto da dare il nome anche alla Chiesa di S. Nicola, detta de' Mellini. Di questi possedimenti, tuttavia, oggi rimane ben poco, poiché della maggior parte ne entrò in possesso Innocenza X per l'ampliamento del Palazzo Panphilj.
In via Santa Maria dell'Anima, all’incrocio con via di Tor Millina, si trova un complesso architettonico composto da un palazzo e dalla torre baronale. Il palazzo fu fatto costruire da Pietro Millini, che con l'occasione restaurò e incorporò l'antica torre. Qui per ogni piano ne venne prevista l'apertura di quattro finestre e la chiusura del ballatorio con un tetto, sotto cui si legge ancora oggi la scritta "MILLINA", realizzata con caratteri in terra cotta. Similmente alla Torre dei Frangipane, anche la "Millina" termina con una struttura a pianta maggiorata, sostenuta, quindi, da beccatelli.
Nel 1491 in occasione del matrimonio tra Mario Mellini e Ginevra Cybo, nipote di papa Innocenzo VIII, esternamente al palazzo e alla torre furono fatte realizzare delle decorazioni con pitture a monocromo e con graffiti, oggi purtroppo quasi interamente perduti.

Tor Millina non è l'unica a recare il proprio nome sotto la merlatura: anche la Torre del Grillo riporta la scritta in stucco "Ex Marchione de Grillis".


Curiosità della zona. In un palazzetto di vicolo degli Osti abitavano i fratelli Luigi e Giacomo Bigiarelli, due dei fondatori della Società Podistica Lazio. Della nascita ne venne data la notizia il 10 gennaio 1900 ne "Il Messaggero", con l'invito rivolto a tutti gli interessati a rivolgersi presso questo indirizzo per acquisire ulteriori informazioni. [Fonte. LazioWiki]


NOTE
  • Giorgio Carpaneto, I palazzi di Roma, Newton & Compton Ed., Roma, nov. 2004;
  • Willy Pocino, Le curiosità di Roma, Tradizioni Italiane Newton, Roma set. 2010;
  • Lovatelli, Morabito e AA.VV., Roma insolita e segreta, Jonglez, Tours (FRA), apr. 2010;
  • Claudio Rendina, Guida insolita [...] di Roma,  Tradizioni Italiane Newton, Roma ott. 2010;
  • Baracconi e Blasi, I Rioni di Roma, Ponte, Ed. Il Cubo, Roma, 1999


LINK





Ortre l'immobbilismo de' l'apparenze

POESIA

― Embè, disse chello che ingobbito se aritirava dar lavoro,
― sta a vede' che mo' c'hai pure quarcosa da sparti',
doppo che tutto er giorno in finestra ce fai er faro,
dar freddo ar riparo, senza ché 'a madina ch'hai da sorti'!

Co' 'n soriso abbozzato tra 'a rabbia e 'l dispiacere,
l'ommo in finestra se guarda l'urlatore:
pensi d'esse informato eppure dovresti da sapere,
che si te guardo da quissù nun è pe' posizione de favore.

― Tu te fidi solo dell'occhi tua, ma diedro 'sto muro
ce so' du' gambe vojose, ma assai debboli;
m'accompagnano 'ste rote nell'istrada der mi' futuro,
eccossì si vedi er monno da seduto, sappi che se rimane spesso soli.

Arispose sconcertato er ciabbattino: ― te chiedo iscusa si so stato insolente,
si assai incapace so stato de vede' 'a pena ortre quer muro,
er lavor m'avviluppa e me fa perde 'a sensibilità pe 'a pena de 'a gente,
cossì 'e pareti der mi còre so più tese de un tamburo.

Educato, ma co' fermezza, aribbadisce prontamente ne 'a replica l'interlocutore:
― te perdono pecche' ne' l'apparenza se riscontra er difetto che più s'affolla,
ma na cosa te consijo de fa' primma che der giorno se spenga er chiarore,
sopra a testa c'è er cielo, bianche nuvole e l'aria freschicella.

― Nun guardà 'a vita comme si guardassi a Medusa,
'na pietra te immobbilizza l'annimo e te toje er soriso der fanciullo,
cossì ogni giorno te spegni sempre più a guadagno di chi te usa,
fino a quanno a fin dell'orto nun te vai a Santa Calla.

― Esci dar torpore de bottega, guarda chella torre: facce caso, lissù c'è 'na scritta.
In chella piazza fermete a sentì 'a musica de 'a fontana che zampilla.
Ogni di' passi pe sta via e nun t'accorgi quanno 'e rondini giranno se danno 'na spinta
tra 'e case pe' gridatte er soffio de 'a Primmavera che te brilla.

E dunque dimme allora, pecchè si c'hai 'e gambre pe porta' l'occhi per monno,
si er respiro pòi affonna' co' l'aria fresca de li vicoli che fermeno 'a callaccia,
si de 'sti pizzi pòi gode' a mano libbera dar artista e li libbelli ne 'a statua sur tiranno,
te comporti comme l'immobil errante, incurante ne li sensi e grave affonno de barcaccia?


POESIA di Massimo Ballo, con un rispettoso pensiero a TRILUSSA.
Un semplice pensiero per per tutte le situazioni che generano sofferenza.
Un ammonimento all'indirizzo di quelle persone che improntano il loro vivere nel quotidiano distratto dei giorni.

Qualcuno ha bisogno di te: diventa donatore di sangue

venerdì 3 febbraio 2012

Neve a Roma, 3 febbraio 2012

'A ricchezza de li giorni mia

POESIA


'Na notte piena de 'mbrogli,
te giri e te rivvorti ne le coperte,
pecché 'n brivvido freddo lungo 'a schiena
te 'nduce a 'na prece pe' ave' 'na dormita saporita.

Giunge finarmente l'ora e er sole lissù.
Er sole se fa pe' di'! Pecché s'innasconne dimmido e
giuggiolone dietro 'sto muro de nuvole,
fitto fitto, bianco bianco.

M'avvicino pian pianino a'la finestra
pe' pia' visione der novo giorno.
Ma ndo' sta 'a strada sotto casa mia?
Chi s'è fregato er nasole gocciolante,
perenne amico der mi' dormi' pe' la ninna nanna?

Tutto bianco e tutto compatto! Nun v'è visione de li dettagli e de li colori.
S'innasconne er pittore de 'sta tela sbiadita,
bizzarro, pe' vede' 'o stupore de chelli
che c'hanno ancora l'occhi appiccicati de li sogni loro.

Er monno è cambiato troppo repentino! Me convinco subbito de sta' verità.
E mo' sorto o non sorto? Nun posso, me ce devo abbituà! Me riavvorto ne le coperte.
Me ficco ner letto ch'è er grembo de 'na mamma. E penso: Quant'è bella sta' vita mia.
Torna presto cardo sole, pecché nun lo sapevo ch'ero ricco de monotonia.


POESIA di Massimo Ballo, con un rispettoso pensiero a TRILUSSA.
La mia solidarietà per le Persone che hanno perduto la loro serenità, per degli eventi o delle notizie che trafiggono repentinamente la vita.
La felicità sta nella ricerca del valore di ciò che già abbiamo.