martedì 13 dicembre 2011

Il Rinascimento a Roma Michelangelo e Raffaello

[25 ottobre 2011 - 12 febbraio 2012]

Era una Roma dissestata e depredata dei suoi antichi fasti quella dei primi  decenni del '400. Non contava più di ventimila abitanti, per lo più concentrati nell'ansa del Tevere. Case diroccate e acquedotti interrotti si univano a uno scempio perpetrato sulle antichità, sempre più ridotte a cave di materiali. E' una Roma che papa Martino V (1417 - 1431) metterà a confronto naturale con gli splendori fiorentini, disponendo, come conseguenza, il ripristino di un decoro cittadino, con interventi su ponti e strade, su San Pietro, sulla Basilica Lateranenze ed anche presso la Basilica di San Paolo fuori le Mura.


Sarà indetto un Giubileo per il 1423 allo scopo di attirare un flusso di pellegrini, affinché potessero trovare conforto nei messaggi di fede e al ritorno ne potessero dare diffusione. Ma il giubileo poteva anche costituire fonte di introiti per i piani di intervento che la condizione generale richiedeva. E così furono attratti artisti da ogni parte d'Italia e d'Europa, come Masolino da Panicale e Masaccio, che curarono la Basilica di San Clemente. Ma offerte di lavoro arrivavano anche da famiglie aristocratiche e cardinali. E così accorsero anche Beato Angelico e Piero della Francesca.

Tuttavia, già in passato ci fu un tentativo di ridare a Roma importanza e dignità di centro del mondo cristiano. Azione che, tuttavia, registrerà un grave fallimento per la Chiesa e per Roma stessa, intrapresa da uno tra i più discussi successori di Pietro: papa Bonifacio VIII (1294 - 1303). Fu un tentativo il suo che nelle intenzioni  doveva provocare effetti di ordine più politico che religioso, anche se  - pure in questa occasione - venne veicolato attraverso l'indizione di un giubileo. E così nel 1300 furono raccolti in preghiera un gran numero di fedeli, a cui si chiedeva pentimento in cambio della remissione dei peccati. L'evento permise al pontefice di avviare e realizzare molti interventi di restauro e ampliamento delle maggiori chiese. Ed è proprio questo l'aspetto che più interessa questa sede, per il suo significato artistico e architettonico di livello. Il successo dell'iniziativa, come già nelle premesse, fu soltanto religioso e non anche politico. Filippo IV (il Bello), sul trono di Francia dal 1285, con la sua politica intendeva instaurare un'autorità di monarchia di tipo nazionale, a danno pertanto delle famiglie feudali francesi. Ciò si manifesterà soprattutto attraverso il rafforzamento dell'esercito, tale da poter assicurare a Filippo il Bello forze centripete di potere. Per realizzare tale progetto, erano però necessarie grandi risorse, e queste potevano derivare solo dall'applicazione delle tasse a tutti i sudditi. I ceti che fino a quel momento avevano goduto di privilegi vennero così colpiti dalle nuove disposizioni. E tra questi erano compresi gli ecclesiastici, che non solo non avevano mai versato tributi, ma anzi riscuotevano introiti sulle loro proprietà. Ne nacque uno scontro di poteri, con la negazione per parte di Filippo IV dell'autorità "universale" del papa, che rispose firmando la bolla Unam Sanctam Ecclesiam, che ribadiva il potere supremo sul mondo cristiano. L'epilogo della contesa porterà allo scontro, con i soldati francesi inviati dal re nell'intento di arrestare il papa. La popolazione di Anagni, dove il papa si trovava, resisterà e permetterà allo stesso di raggiungere Roma; ma l'evento provocherà un profondo sconforto che lo porterà a morire dopo poco tempo.
Il papa successivo, Clemente V aprirà la stagione della "cattività avignonese", con lo spostamento della residenza papale da Roma ad Avignone e conseguente decadenza di Roma, che perse insieme al papato il peso politico e il potere di riconoscimento dei sovrani: re e imperatori non ritenevano ormai più necessaria una legittimazione della loro investitura da parte della Chiesa. Il ritorno del papa a Roma avverrà solo nel 1377.

I papi che seguiranno Martino V non saranno meno sensibili alla causa di riaffermazione della centralità politica e cristiana di Roma, che si concretizzeranno in interventi urbanistici e artistici di rilievo.
La mostra è dedicata ai personaggi forse più rappresentativi di un'era di splendore e rinascita: il Rinascimento nel periodo della sua maturità, con manifestazioni artistiche che nel campo dell'architettura e della pittura metterà a confronto diverse espressioni. E, quindi, Michelangelo e Raffaello Sanzio e tante altre firme autorevoli dell'epoca. Ma anche importanti papi intenti nel mecenatismo che ha permesso la realizzazione di capolavori che ancora oggi viviamo nel nostro quotidiano. La spinta dell'Umanesimo interesserà infatti moltissime Corti e Signorie italiane, come Firenze, Venezia, Napoli, Ferrara e Mantova, ma, non di meno, anche Roma. E in questo caso il pensiero corre verso i papi Giulio II (1503 - 1513) e Leone X (1513 - 1521).
Il primo sarà protagonista di grandi demolizioni di molte costruzioni sorte in modo disordinato nel tessuto urbanistico medievale, nell'intenzione di realizzare nuovi progetti. E pensiamo a via Giulia, con esecuzioni che saranno però parziali rispetto a quanto programmato e la nuova Basilica di San Pietro, che non ne vedrà il compimento, perché saranno necessari più di cento anni. Personaggio volitivo, Giulio II esprimerà con vigore anche la volontà di riedificare la basilica con la demolizione della chiesa di era costantiniana.

Nel corso di questi pochi secoli Roma cambierà volto.


A quei tempi dobbiamo registrare una presenza - seppur breve - a Roma anche di Lorenzo Lotto. Mentre un'impronta più decisa e prolifera è stata tracciata dall'opera di Filippino Lippi e di Sandro Botticelli, invitato dal papa a dipingere scene nella Cappella Sistina.


NOTE