mercoledì 10 agosto 2011

Dalla Fontana delle Tartarughe a Palazzo Sora, passando per Piazza Navona

Propongo un percorso a tre tappe. Una piacevole passeggiata da fare riappropriandoci dei ritmi lenti e rilassati, col caloroso invito a godere di questo momento senza fretta.
Per questo motivo, saliremo idealmente sulla corazza di una tartaruga. Come una di quelle che potremo trovare nella Fontana di Piazza Mattei; più che una fontana un vero gioiello artistico. [segue l'articolo dopo la mappa]





Fontana delle Tartarughe



La piccola e graziosa, piazza Mattei accoglie la Fontana delle Tartarughe e importanti storici palazzi.
La fontana manifesta la sua tipicità rispetto all'attuale panorama romano. E' stata realizzata nel tardo Rinascimento, tra il 1581 e il 1588. L'elemento scultoreo si distingue rispetto alla parte architettonica, caratterizzata quest'ultima comunque da una variegata policramia di marmi. Il progetto è di Giacomo della Porta (1581), mentre sono da attribuire a Taddeo Landini le quattro figure di efebi di bronzo. Si aggiungono i delfini su cui gli efebi stessi poggiano il piede. Le quattro figure in posa con la mano alzata nel progetto originario dovevano sostenere altrettanti delfini, che non furono mai realizzati o mai posti in piazza Mattei dato che si ipotizza vennero per un periodo ubicati a ornamento della fontana detta "La Terrina in Campo de' Fiori". 
Nel progetto originario la Fontana delle Tartarughe doveva essere installata in una vicina piazza della zona, ma le insistenza del nobile Muzio Mattei che nell'omonima piazza aveva la sua residenza indussero l'Amministrazione a realizzare l'opera ove attualmente si trova. 
Si narra che il Duca Mattei fece costruire la fontana per ingraziarsi i favori del padre di una fanciulla di cui era innamorato e che desiderava ottenere in sposa. Il padre, inizialmente reticente per il fatto che ormai il Mattei era un nobile caduto in miseria, accettò comunque l’invito a cena del Duca. E così nel dopocena, una volta affacciatosi dalla finestra sulla piazza, rimase così estasiato dalla vista della fontana e dalla musicalità dell’acqua, che si predispose in favore delle nozze. In memoria della serata, il Duca dispose che la finestra fosse murata, tant’è che ancora oggi la troviamo chiusa.
Le quattro Tartarughe in bronzo sul bordo del catino, pur dando il nome alla fontana, fanno la loro apparizione solo durante i lavori di restauro del 1658, voluti da Alessandro VII, Chigi (1655-1667). L'aggiunta si deve probabilmente alla mano del Bernini. 
Nel tempo le tartarughe subirono diversi furti, il primo nel 1906. E' per questo motivo che sulla fontana troviamo delle copie, mentre quelle originali sono assicurati nei Musei Capitolini.
La fontana è dotata di un impianto di trattamento delle acque per contrastare il fenomeno di formazione di depositi calcarei.

Nella piazza è possibile ammirare anche, Palazzo Patrizi Costaguti (con fontana nel cortile) e Palazzo di Giacomo Mattei (con fontana nel cortile).




Nei pressi di Vicolo dell'Aquila svoltare a destra per P.zza Navona



Piazza Navona

Fontana del Moro

Fontana dei Fiumi

Fontana dei Fiumi

L'ampia e celeberrima Piazza Navona, di forma allungata da nord a sud con richiamo all’antico circo di Domiziano, accoglie in sè ben tre fontane. Tra queste la Fontana dei Fiumi occupa la posizione centrale anche in ragione del fatto che su di essa è stato innalzato l'obelisco proveniente dal Circo di Massenzio sull'Appia Antica.
L'opera si deve all'iniziativa del Pontefice Innocenzo X (Giovanni Battista Pamphilj, 1644 - 1655) su progetto di G. L. Bernini, che si avvalse della collaborazione dei suoi migliori allievi.
Inaugurata nel 1651, la fontana, attraverso le quattro statue di marmo alte cinque metri, rappresenta altrettanto fiumi, con conseguente richiamo ai rispettivi continenti. E così troviamo il Gange come simbolo dell'Asia, il Nilo che simboleggia l'Africa, il Danubio per l'Europa e, infine, il Rio de la Plata in riferimento all'America.
Rispetto alle statue, due sono le particolarità. La statua scolpita per il Nilo porta con la mano un velo al capo per bendare gli occhi, giacché la sorgente del fiume all'epoca non era ancora conosciuta. La seconda curiosità si riferisce alla statua realizzata a simbolo dell'America, che, secondo una tradizione popolare, è in posa con lo sguardo spaventato e atterrito verso la facciata della Chiesa di S. Agnese in Agone come a preludere un imminente crollo. Tale scelta rappresentativa verrebbe attribuita alla rivalità professionale tra il Bernini e il Borromini, anche se in merito a questa chiave interpretativa va detto che la fontana dei Fiumi era già stata ultimata quando vennero avviate le opere in S. Agnese sotto la direzione del Borromini, che ne rivide in parte il progetto originario e che proseguirono dal 1653.
Sulla scogliera si atteggia l’intera scena disposta sui quattro lati. Dalle diverse angolari visioni prospettiche si riscontra l’aspetto di grotta naturale. Sul basamento poggia l'alto obelisco che svetta verso il cielo per ventuno metri. All'apice una colomba stringe un ramoscello di ulivo nel becco. Il ramoscello di ulivo richiama lo stemma della Famiglia Pamphilj, cui il Papa apparteneva.


A sud della Piazza (lato Corso Vittorio Emanuele II) è disposta la Fontana del Moro, che venne eseguita originariamente nel 1574 ad opera di Giacomo Della Porta, su commissione di papa Gregorio XIII (Ugo Boncompagni, 1572 - 1585). La fontana prevedeva un basamento e diversi gradini. Ai quattro lati erano disposti altrettanti tritoni eseguiti da vari scultori del cinquecento, come Taddeo Landini, Simone Moschino, Giacobbe Silla Longhi e Egidio Della Riviera de Molines, nonché al centro della vasca un grande delfino. Ad ornamento vennero allestiti anche vari mostri marini alternati da mascheroni.
Fu papa Innocenzo X a commissionare al Bernini l’opera di rifacimento della fontana. Questi eliminò i gradini portando la piscina a livello del suolo. Recuperò, tuttavia, gli ornamenti preesistenti e pose al centro la statua del Moro da lui stesso disegnata e realizzata nel 1655 da Giovanni Antonio Mari. Sembra che nei fatti l’incarico venne attribuito da Donna Olimpia Maidalchini, cognata di papa Innocenzo X e di cui questi sembra avesse un debole tanto da conferirle il titolo di principessa. Donna Olimpia divenne abilmente un personaggio di spicco nella Roma dell’epoca, tanto che il Bernini per riconoscenza dell’incarico ottenuto le regalò un modello d’argento della fontana.
Il Moro in verità è un tritone che trattiene un delfino, ma furono i romani ad attribuire alla statua questo nome, forse in funzione dei lineamenti esotici del viso. Data la prossimità del torso di Pasquino è probabile che nel disegnare il Moro il Bernini si sia ispirato ad esso.
La fontana venne sottoposta a restauro nel 1708 su iniziativa del pontefice Clemente XI (Giovanni Francesco Albani, 1700 - 1721) con sostituzione della vasca esterna e nel 1874 con il subentro di copie a firma di Luigi Amici in luogo dei tritoni e delle quattro maschere originali. Infatti, i tritoni che troviamo oggi presso la fontana non sono le primigenie versioni dato che in occasione di questi ultimi interventi gli stessi vennero incomprensibile spostati nel giardino del lago di villa Borghese.


Nel fronte settentrionale, lato Tevere, abbiamo la Fontana del Nettuno, chiamata un tempo dei “Calderari” poiché nella zona diversi artigiani esercitavano l’attività di produzione e vendita di recipienti di rame. Come la fontana del Moro, anche questa originariamente era composta da un vasca con all’interno un catino secondo il progetto di Giacomo Della Porta (1574); che, inoltre, prevedeva al centro una colonna in marmo con su di essa una palla da cui usciva uno zampillo d’acqua. Tuttavia, pure questa fontana fu sottoposta all’intervento del Bernini che ne previde una piscina contenente la vasca lasciata invariata, dalla quale però venne tolta la colonna.
Dopo di che la fontana rimase per lungo tempo priva di ulteriori interventi, tanto da meritare l’appellativo di “Fontana dello scandalo”.
Ciò fino al 1873, quando per esigenze di allineamento stilistico con la fontana del versante opposto, venne bandito un concorso e, quindi, con non poche polemiche, aggiunti il Nettuno che lotta con una piovra avvinghiata alle gambe di Antonio Della Bitta, nonché fanciulli su cavalli marini, putti e sirene eseguiti da Gregorio Zappalà. Con termine dei lavori nel 1878.
In passato la fontana aveva la funzione di fornire l’acqua per l’allagamento della piazza, a fini di sollazzo di tutta la cittadinanza.



Palazzo Sora

Palazzo Sora, ex ITC V. Gioberti
L'edificio originario fu costruito da Urbano Fieschi, conte di Lavagna, nel XV secolo, ma nell'area si ha notizia di una costruzione con torri fin dal Trecento, appartenente ai fratelli Savelli, discendenti di papa Onorio III (Cencio Savelli, papa dal 1216 al 1227). Fu infatti successivamente che l'area venne occupata procedendo con la demolizione di quanto preesistente per la costruzione del palazzo nella zona detta del Pozzo Bianco. Niccolò, fratello di Urbano, decise poi di ampliare e decorare il palazzo per renderlo degno della casata che poteva vantare due papi tra i componenti (Innocenzo IV e Adriano V).
Nuovamente di proprietà dei Savelli dal 1547, nel 1579 fu acquistato da papa Gregorio XIII (1572-1585), appartenente alla famiglia dei Boncompagni. Poichè erano duchi di Sora la piazza ne prese il nome.
Nell'Ottocento l'edifico fu sottoposto a restauro, in occasione del quale vennero trovati due pavimenti in mosaico.

In origine la facciata principale era quella su via Sora che anticamente era più larga. Con l'apertura di Corso Vittorio Emanuele II una parte del palazzo venne tagliata sul lato sul corso. Nella riscotruzione venne ripresa l'architettura della facciata dell'allora piazza Sora. Fu in quell'occasione che, oltre alle finestre, ne venne previsto anche l'ampio portone, decorato con nastri e trofei. Percorrendo Vicolo Savelli è possibile scorgere le parti dell'antico palazzo.
Nel cortile si può scorgere un sarcofago del III sec.



Alcuni angoli caratteristici nei pressi







Città eterna -mente sveglia - Rome by night

Fontana del Nettuno in Piazza Navona
Se vieni in vacanza a Roma non puoi perdere l'occasione di vivere la vita notturna delle sue vie e vicoletti. 
Andare a piedi per il centro storico significa scoprire angoli di irresistibile fascino. E la visita culturale passa anche da qui, ovvero dai diversi punti di incontro sparsi un po' ovunque nelle piazze e nei vicoli tipici. 
Con la bella stagione, poi, le persone amano godere del refrigerio del venticello tardo-pomeridiano (er ponentino, come si usa chiamare da queste parti), che accompagna dolcemente fino a tarda notte e che abbraccia gente di ogni età. Si esce nel pomeriggio, ovvero quando la canicola estiva che consiglia un più mite riparo cede il posto alle ombre allungate delle chiese e dei monumenti romani, per dirigersi verso i tanti punti di incontro e divertimento che costituiscono anche l'occasione di approfondimenti culturali. E così, partendo da Via del Corso, ad esempio, è possibile raggiungere Piazza della Rotonda attraverso le stradine che prendono avvio da Piazza Colonna e Piazza di Monte Citorio. Oppure ci si può inoltrare da Via di Pietra, se si vuole con l'occasione ammirare anche il Tempio di Adriano. Sul percorso è possibile trovare locali per tutti i gusti. Arrivati a destinazione non possiamo non lasciarci trasportare dalla bellezza del Pantheon. E a pochi passi troviamo Piazza Navona. Da lì poi è possibile scegliere se proseguire per Campo de' Fiori, oppure se percorrere Via del Governo Vecchio, facendo però prima visita a Pasquino, con le sue verità.


Nel primo caso, dopo aver attraversato la sempre viva e attiva piazza di Campo de' Fiori, è d'obbligo percorrere via Giulia per arrivare sul Lungotevere, dove è possibile assaporare l'atmosfera magica di Trastevere. Uno dei possibili attraversamenti è Ponte Sisto, consigliato non solo perché è pedonale, ma anche per il fatto che una volta guadagnata l'altra sponda del Tevere ci si può inoltrare nel quartiere dalla romantica Piazza Trilussa. Se la vostra visita cade nella terza settimana di luglio, il consiglio è quello di non perdere il folclore e la tipicità della storica Festa de' Noantri.


Nel secondo caso i tanti localini e angoli magici di via del Governo Vecchio e, a seguire, di via dei Banchi Nuovi vi accompagneranno dolcemente in direzione di una vista che mai dimenticherete: Castel Sant'Angelo e San Pietro dall'omonimo ponte Sant'Angelo. Da qui, se il sole non è ancora completamente tramontato, potrete ammirare il Tevere che funge da specchio alle policromatiche luci della Città Eterna.


NOTE

[Fontana delle Tartarughe]

  • fonti: Willy Pocino, Le fontane di Roma, Newton & Compton Editori, Roma 2004
  • fonti: Salvatore Spoto, Le fontane, Edizioni Coralli, Roma 2010
  • fonti: Paletta di presentazione e commento storico nei pressi della Fontana delle Tartarughe c/o piazza Mattei
[Piazza Navona]

  • fonti: Willy Pocino, Le fontane di Roma, Newton & Compton Editori, Roma 2004
  • fonti: Salvatore Spoto, Le fontane, Edizioni Coralli, Roma 2010
  • link: http://www.romaspqr.it/roma/Piazze/Piazza_navona.htm
  • link: http://www.romaspqr.it/roma/obelischi/obelisco_agonalis.htm
  • link: http://it.wikipedia.org/wiki/Chiesa_di_Sant'Agnese_in_Agone
[Palazzo Sora]

  • fonti: Giorgio Carpaneto, I palazzi di Roma, Newton & Compton Editori, Roma 2004
  • link: http://www.060608.it/it/cultura-e-svago/beni-culturali/beni-architettonici-e-storici/palazzo-sora.html
  • link: http://www.palazzidiroma.it/palazzo%20Sora.htm