lunedì 31 gennaio 2011

Piazza della Rotonda - Fontana del Pantheon

La fontana del Pantheon assicura una platea al tempio, così denso di storia, deditato agli dei pagani.

La fontana così come la vediamo oggi costituisce il risultato di interventi a due riprese. 
E' stata progettata nel 1575 da Giacomo della Porta su incarico di papa Gregorio XIII (1572-85). Solo nel 1711 sarà collocato l'obelisco, alto sei metri, per volere di papa Clemente XI (1700-21). 


Se ci si avvicina, si scorge agevolmente il risultato dell'assemblaggio.

Al tempo dell'antica Roma, al suo posto era presente un'insula, sembra abitata per lo più da stranieri; e davanti al tempio si trovava un grande mercato.




NOTE
fonti: Salvatore Spoto, Le fontane, Edizioni Coralli, Roma 2010

Fontana di Trevi - La monetina del ritorno

Proseguendo per via di Propaganda, è possibile raggiungere Fontana di Trevi percorrendo via del Bufalo e, successivamente, via Poli. Nel preferire questo percorso, si attraversano due celeberrime strade, via della Mercede e via del Tritone a seguire.


Visualizzazione ingrandita della mappa


Ben prima di entrare in piazza, il rumore dell'acqua anticipa la vista. Come per una festa di paese, dove i tamburi della banda percorrono le vie e fanno giri tortuosi per vicoli e clivi. Giunge quel ritmo a te sempre più scandito, trasferendo la percezione dell'approssimarsi. Così Fontana di Trevi, una fontana per certi versi atipica. Non puoi girarci intorno. E i bambini non possono rincorrersi in circolo festanti.

Perché l'opera è parte integrante della facciata del palazzo (Palazzo Poli), dove statue e sculture fanno mostra di sé tra i balconcini e le finestre. L'acqua viene coccolata, accarezzata, prima di unirsi ad altra acqua. E nel cadere viene a crearsi una barriera di fili sottilissimi che sembrano vetro.
La storia della fontana è lunga e travagliata e prende le mosse già dai numerosi anni che precedono la progettazione e la realizzazione secondo l'attuale conformazione.

Fu voluta da papa Clemente XII (1730-40) e l'esecuzione, a opera di Nicola Salvi, richiese trent'anni di attività.







Al centro viene rappresentato il dio Nettuno, con ai due lati le statue dell' "Abbondanza" e della "Salubrità".





Le sculture nella parte alta dell'architettura rappresentano le quattro stagioni.











La fontana è stata più volte rappresentata anche nei film del grande cinema. E il pensiero corre subito a "La dolce vita".

Busto in Piazza Cola di Rienzo

Ma, altresì, è stata al fianco del principe De Curtis, in arte Totò, che tenta di venderla a un ignaro e sprovveduto malcapitato, allettato dal business dei diritti di autore e delle monetine lanciate dai turisti. Totò rappresenta in questa pellicola l'ingegno applicato alla truffa, in Totòtruffa, appunto.










In questo contesto merita, seppur breve, un accenno alla Mostra "Ah, che rebus!", fino all'8 marzo presso l'Istituto per la grafica, al Palazzo Poli. Dove, tra i tanti interessanti elementi esposti, è possibile vedere un drappo a tempera realizzato in onore di papa Pio IX. In esso un rebus di grandi dimensioni per rappresentare la concessione di un'amnistia nel 1846. Il nuovo papa era appena salito al soglio pontificio. Era riconosciuto come pastore di anime e aveva una religiosità sincera. Anche se non aveva particolari simpatie liberali, tuttavia opererò alcune scelte che gli fecero guadagnare i favori dell'opinione pubblica liberale. Siamo quasi agli ultimi atti della Roma pontificia, quelli che precedono l'unità d'Italia.



La fontana è legata a una leggenda: se il turista lancia una moneta nella vasca voltandole le spalle ritornerà sicuramente a visitare Roma.



NOTE
  • Salvatore Spoto, Le fontane, Edizioni Coralli, Roma 2010;
  • a cura di A. Sbrilli e A. De Pirro, "Ah, che rebus, Cinque secoli di enigmi fra arte e gioco in Italia", Roma, Palazzo Poli, via Poli 54,  16 dicembre 2010 - 8 marzo 2011, Ed. Mazzotta;
  • A. Giardina, G. Sabbatucci, V. Vidotto, Manuale di storia, L'era contemporanea, Roma 1990, Ed. Laterza.

Piazza di Spagna - La Barcaccia

Vista da Trinità dei Monti
Lasciando piazza Barberini, è possibile raggiungere uno dei più emozionanti e romantici "balconi" di Roma. Quello che si affaccia su piazza di Spagna.
Scelgo di percorrere via Sistina per raggiungere quest'angolo fantastico. Circa a metà della via, un ricordo scava lontano nella memoria, di quando, adolescente, andavo il venerdì pomeriggio in una discoteca presente qui nei pressi e che si chiamava "Trinità".
Trinità dei Monti, per l'appunto, la meta da raggiungere per avere un panorama che ti riempie di emozioni. Piazza di Spagna e via dei Condotti si manifestano per appagare la vista e la mente. Il cielo dell'imbrunire come cornice. Le cupole di Roma in lontananza. Hai la sensazione di essere nel salotto di una casa importante.

La scalinata accoglie quanti da seduti voglio meditare quest'aire sovrana. E se accarezzi i gradini, avverti tra i palmi l'infinità dei passi. Autorità e nobiltà. Mendicanti e pezzenti. Chi per scendere, chi per salire. Tutti ugualmente diversi. Ne scendi uno a uno e son più di cento. A mano a mano quella barchetta nella piazza si fa sempre più grande, sempre più vicina, fino a raggiungerla, fino a toccarla.
E se cade in estate la tua visita, è probabile che tu giunga in piazza assetato tale è la calura, ma puoi bere dagli zampilli laterali della... «barcaccia». Che storicamente precede di molto nel tempo la realizzazione della scalinata, inaugurata solo nel 1725 da papa Benedetto XIII (1724 - 1730), sembra con finanziamenti francesi, per realizzare un collegamento più veloce tra l'Ambasciata di Francia (all'epoca presso il Pincio) e quella di Spagna.


E' una storia che coinvolge l'acqua. Quella che percorre i condotti sotterranei. Ma anche di quella legata all'alluvione del 1588, che colpisce duramente la città di Roma. La «barcaccia», nasce da un'idea e in conseguenza all'impeto della natura. Il Tevere esonda e porta via con sè tutto ciò che trova sul suo percorso: anche le barche ormeggiate sulla sponda del fiume.

Il tutto si ammassa a valle dell'altura del Pincio. Una barca viene presa allora come simbolo per rappresentare quest'evento dall'autore della fontana: Pietro Bernini, padre e maestro di Gian Lorenzo, che lo aiuta nell'opera. E' il 1627 e sulla Cattedra di Pietro troviamo papa Urbano VIII (1623 - 1644), che ne approva e finanzia il progetto.

Alla vista la barca si presenta come incastonata nel manto stradale, semi-sommersa, forse per rappresentare il disastro causato dalla furia del fiume, tant'è che per l'appunto ha sede in un vasca ricolma d'acqua. Anche in questa fontana, non mancano i fregi papali e le api nello stemma di famiglia Barberini.





Sul lato di via Frattina, troviamo un palazzo curioso, a doppia facciata: "Propaganda Fide", di proprietà del Vaticano. La facciata sulla piazza e frontale alla Colonna dell'Immacolata Concezione è stata progettata dal Bernini (Gian Lorenzo), mentre l'altra sulla via di Propaganda dal Borromini. Infine, la Colonna è stata innalzata in occasione della proclamazione del dogma, a distanza di due anni dall'evento (1856).


NOTE
fonti: Salvatore Spoto, Le fontane, Edizioni Coralli, Roma 2010

Fontana del Tritone a piazza Barberini

Una domenica di gennaio, una di quella che ti restituisce il sorriso. Perché iniziano a manifestarsi i prodomi di una primavera ancora distante, ma di cui si sentono i primi cenni di presenza. Il sorriso è più convinto e più evidente. Lo spirito si eleva. Si scalda la voglia di vivere e il desiderio di conoscenza.
Roma si fa ancora più bella. Il clima seppur rigido colora il palcoscenico di vividi e brillanti colori. Il terreno lievemente lucido per la recente pioggia rende di specchio le immagini in prospettiva. Con la complicità di un sole accecante.
Fontana del Tritone
Sicché, penso a un percorso. Un percorso che inizia dall'acqua e di questa ne costituisce il filo conduttore. L'elemento che dà inizio alla vita e che ha manifestato la sua sacralità nella Roma Antica. Il culto dell'acqua e le opere mirabili che ne garantirono alla sua popolazione il pieno godimento e rappresentazione.
Il Tritone di piazza Barberini, come prima tappa. All'uscita dalla stazione della metropolitana ti volta le spalle. Ma avverte la tua presenza e di certo non si nasconde, perché è ben presente nel suo contesto. E' al centro della piazza e subito i giochi d'acqua richiamano l'attenzione, tanto che in passato sembra che la pressione del getto fosse così potente da produrre un sibilo udibile anche da lontano.
Realizzata da Gian Lorenzo Bernini su incarico di papa Urbano VIII (1623 - 1644) tra il 1642 e il 1643, la fontana rende ancora più elegante la piazza dove è presente il palazzo della famiglia Barberini, alla quale apparteneva il papa medesimo.
La fontana è un piccolo palcoscenico marino, nel quale il Tritone ne costituisce il protagonista. Inginocchiato su una grande conchiglia aperta sostenuta da quattro delfini, il Tritone realizza lo zampillo soffiando dal foro di un'altra conchiglia; quest'ultima, tuttavia, piccola e rotondeggiante, nonché condotta fermamente alla bocca col capo rivolto al cielo. Scavando nella memoria del mio passato, mi ricordo che da bambino pensavo che in realtà Egli stesse di contro bevendo, tale è la presa delle mani scolpite attorno alla piccola conchiglia e la mimica della bocca.
Scendendo con lo sguardo verso la vasca curvilinea, non si può ignorare la presenza delle chiavi, simbolo del Pontefice, e dello stemma con le api, simbolo della famiglia Barberini. I delfini sembrano festanti, anche se ne "sopportano" l'intero peso.



NOTE
fonti: Salvatore Spoto, Le fontane, Edizioni Coralli, Roma 2010

sabato 29 gennaio 2011

Casa delle Vestali al Foro Romano

Dopo un lungo periodo di attività di restauro, viene restituita alla città di Roma in tutta la sua bellezza la Casa delle Vestali. Inserita nel favoloso contesto del Foro Romano, la riapertura della Casa permette di salire verso il Palatino, per mezzo della Via Nova.

Le Vestali costituiscono un esempio di sacerdozio femminile di culto della dea Vesta. Scelte tra fanciulle in giovane età, avevano l'obbligo trentennale della verginità e castità.  Al termine del servizio era consentito loro sposarsi.

mercoledì 19 gennaio 2011

Turista e viandante a Roma (di Massimo Ballo)

Colosseo
Sono nato qui e a lungo insieme ne abbiamo condiviso il luogo. Ma in fondo non ti conosco e abbiamo dimenticato di conoscerci. Percorro le tue vie e inciampo su qualche sanpietrino dissestato. Inciampo anche sui miei ricordi di quando repentino incontravo il tuo sguardo. Di quando la mia timidezza induceva al rossore. Quei rari ma preziosi incontri che dilaniavano il cuore. E alla vista ne seguiva l'incontrollabile sussulto.
Al migliorare della stagione sogno mete esotiche, nel momento in cui tu metti il migliore vestito della primavera e tenti di richiamare la mia attenzione col cinguettio dei passeri festanti e le evoluzioni sfrenate delle rondini. Ma io nulla. Venisti, ma non capii. E ti ignoro, mentre tra le chiese e i tuoi monumenti uno sciamare di turisti con il naso all'insù cerca di introiettare sempiterni dolci ricordi delle giornate passate con te. Mappe e guide tra le mani, parlano, ridono e scoprono tutte le tue millenarie verità. Ognuno poi ritorna alla sua vita di sempre con un frammento di ricordi e con un fardello di storia. Negli occhi di ciascuno, il colore irripetibile del prisma cromatico delle tue vetrate. Ti vedranno d'estate e poi forse mai più.




Tuttavia, io, io sono qui, vivo negli stessi luoghi, ma revoco le memorie col tenue manto della trasparenza. Perdonami, ma non potrei perdonarmi. Perché a distanza quanto tempo indarno. Perché in amore troppe volte ci si distrae ipotizzando inconfutabili certezze, proprio quelle che diventano vuoti incolmabili quando le essenze disgiungono. E un sentimento diventa inconfessato rimbalzando tra le trame del tempo.


Ora bisogna riprendere il dialogo. Ora ritorneremo a frequentarci, a conoscerci. Ti cercherò, ma lascerò che sia il Destino a portarmi a Te. Se lo vorrà e se lo vorrai. Anche se dietro a quella figura viene posto un telo bianco per celare il passato e smerigliare i contorni. Sei ovunque e in nessun luogo. Invocherò crisi e torsioni della linea temporale. Turista io e viandante nella mia città. Alla ricerca. Sarà presto primavera e ti vestirai di rosa.
Millenni di storia in ogni tuo angolo. La Roma dell'impero e quella dei papi; quella dei re e della dittatura. Quella della Repubblica e quella caotica dei nostri giorni.

Angolo tipico di Via dei Banchi Nuovi

Facciata caratteristica su Via dei Banchi Nuovi



Roma, una città antichissima

Il territorio del Lazio fu abitato fin da tempi preistorici da diverse popolazione, come etruschi, latini e volsci.
Secondo la tradizione Roma fu edificata nel 753 a.C., prendendo avvio da un territorio strategico, sulla riva est del Tevere e a poca distanza dal mar Tirreno. Nella zona sono presenti i famosi "sette colli": Palatino, Aventino, Campidoglio, Quirinale, Viminale, Esquilino e Celio. La sua espansione fu rapida e in pochi secoli il suo impero si estese su tre continenti. Le esigenze di comunicazione e circolazione dei beni era molto sentita e, pertanto, furono costruite a raggiera partendo da Roma le strade consolari, come la via Aurelia, la via Cassia, la via Salaria, la via Tiburtina e la via Appia, detta "regina viarum".
La sovranità del Papato sulla zona iniziò con il crollo dell'Impero d'Occidente. Lo Stato della Chiesa nacque con la donazione dal parte del re longobardo Liutprando di ampi territori della regione (728 d.C.). Tutto il territorio del Lazio ne farà parte dal XV al XIX secolo (Breccia di Porta Pia, 20 settembre 1870).



Note:

  • Lorenzo Bersezio, Abitare il Mondo. De Agostini, Novara 2008